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In un mio precedente articolo ho presentato 5 trabocchetti che talvolta minano la nostra capacità di portare a termine gli obiettivi che ci poniamo.

Essere consapevoli dei meccanismi che ci mettono i bastoni tra le ruote spesso però non è sufficiente per riuscire a esserne immuni e continuare a credere in se stessi: per riuscire a farlo può essere utile tenere a mente 5 punti (più uno) che aiutano a mettere a fuoco ciò che ci occorre per riuscire a perseguire i nostri obiettivi ed evitare che frustrazione e demotivazione abbiano la meglio sulla nostra volontà.

  1. per chi lo sto facendo? È un obiettivo mio o me lo chiede qualcun altro?

Non è infrequente che persone che ci sono vicine, o delle quali desideriamo la vicinanza e la stima (o l’affetto) ci facciano direttamente o indirettamente delle richieste di cambiamento alle quali desideriamo rispondere. Di per sé impegnarsi per rispondere ad una richiesta fattaci da qualcuno a cui teniamo può essere un obiettivo encomiabile, ad una sola condizione: che il cambiamento che ci viene chiesto sia qualcosa che sentiamo nostro, o compatibile con l’immagine di noi che vogliamo avere.

Senza questa premessa finiremo inevitabilmente per vivere con frustrazione la relazione che ci ha costretto a qualcosa che personalmente non avremmo voluto fare, compromettendo la relazione che avremmo voluto migliorare con il nostro sacrificio.

  1. passi concreti e realizzabili:

    chi non ricorda Forrest Gump e la sua mitica corsa coast-to-coast? Pensate che sarebbe riuscito nell’impresa se fosse partito con l’idea di attraversare per 2 volte l’intero territorio degli Stati Uniti? Certo, una volta arrivato alla fine della via, ha potuto chiedersi fino alla fine della città, per passare poi alla contea, e poi dello stato dell’Alabama, e poi fino all’oceano…

    Fuori dall’esempio: se si vogliono raggiungere obiettivi significativi l’individuazione di micro-obiettivi progressivi, che ci permettano di avvicinarci per gradi, con cambiamenti concreti, commisurati con il nostro attuale livello e verificabili, permette sia di iniziare a vedere dei risultati piccoli ma incoraggianti, che di verificare se si stia procedendo nella direzione corretta, ed eventualmente correggerla.

  2. considerare gli ostacoli con ottimismo:

    questo punto in realtà ne contiene due: la necessità di considerare gli ostacoli che inevitabilmente ogni obiettivo porta con sé, e mantenere un atteggiamento fiducioso.

    Altrove ho già parlato della “profezia che si auto-avvera”, per cui non mi soffermerò oltre sul valore di un atteggiamento positivo e capace di fare il tifo per noi. Naturalmente questo stile non può prescindere dalla consapevolezza delle difficoltà che andremo ad incontrare e dalla necessità di trovare il modo per affrontarle, partendo dalle risorse che abbiamo, considerando come risorse, eventualmente, anche le relazioni che abbiamo e ciò che queste possono mettere a nostra disposizione (senza per questo, ovviamente, scaricare ad altri il nostro obiettivo).

  3. Darsi un tempo per vedere come vanno le cose:

    molto spesso a spaventare chi vuole iniziare un percorso di cambiamento è l’idea che dovrà essere in grado di mantenere questi cambiamenti da lì in avanti “per sempre”. Paradossalmente questo può trasformare il cambiamento desiderato in una condizione della quale ci si sente schiavi prima ancora di averla realizzata!

    Per questo motivo può essere utile, almeno in fase iniziale, darsi un tempo non breve ma neanche lunghissimo per sentire che l’impegno che mettiamo nel nostro obiettivo è qualcosa maggiormente sotto il nostro controllo, non una sfida infinita.

    Tanto per fare un esempio, può essere più semplice iniziare a dirsi se si riesce a stare senza sigarette (o solo con un numero ridotto) per alcuni giorni, piuttosto che imporselo a tempo indeterminato.

  4. concedersi errori e cadute:

    uno degli aspetti che bloccano maggiormente le persone dal mettersi alla prova è la paura di sbagliare, di commettere errori o incappare in fallimenti nel timore delle conseguenze che questi avranno sull’immagine di noi stessi o sul giudizio negativo che gli altri avranno nei nostri confronti. Ogni errore, tuttavia, porta con sé elementi preziosi che possono aiutarci ad avvicinarci un po’ di più al nostro obiettivo. Se riusciamo a vedere in un errore non un gradino più in alto nella classifica dei falliti, ma un passo più avanti nella strada che ci porta al nostro obiettivo, le cose cambiano. Osservare e comprendere i nostri errori ci offre la possibilità di scoprire dei nostri punti deboli prima ignorati o sottovalutati, e che ora invece possiamo provare a superare.

    +1) Aggiungo questa “strategia” a parte perché, a differenza delle precedenti, non riguarda la progettazione del cambiamento, quanto piuttosto l’accompagnamento ed il sostegno di chi si impegna per realizzarlo.

    Nessun cambiamento significativo è mai stato realizzato in un batter di ciglio, né senza sforzi e costanza. Talvolta, soprattutto quando anche i primi risultati chiedono molta pazienza o risultano poco convincenti, può essere necessario sostenere la nostra motivazione gratificando i nostri sforzi, compensando il piacere tolto su un versante, accrescendolo su un altro più fattibile o compatibile con il risultato che vogliamo attendere.

    Smettere di fumare un pacchetto di sigarette al giorno, tanto per fare un esempio, è certamente un compito impegnativo per chi sia radicato da anni in questa abitudine, né sostituire le sigarette col cioccolato (o altro cibo) può essere una grande idea (se non per un giorno o due).

    Pensare però di provare a sostituire il pacchetto fumato distrattamente con sole due sigarette fumate con tutta calma, assaporandone ogni boccata, scegliendo il luogo, il momento, la compagnia per poterlo fare, fa sì che il piacere guadagnato su un versante compensi gli sforzi compiuti sull’altro.

    Mi piace chiamare questa strategia: Il piacere non si crea e non si distrugge, si trasforma.

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