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Conosci le strategie per chiedere con efficacia?
Per molte persone riuscire a vedere soddisfatte le proprie richieste risulta un’impresa difficile ed impegnativa e non solo per timidezza ma perché mancano di strumenti che migliorano l’efficacia comunicativa.
La psicologia della comunicazione ha individuato alcune semplici strategie che aumentano la possibilità di ottenere una risposta affermativa quando chiediamo qualcosa, aumentando la nostra efficacia personale e la qualità delle nostre relazioni, che risultano più soddisfacenti per noi e, di riflesso, anche per gli altri.
Vediamo alcune di queste strategie:
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Dichiarare con chiarezza le nostre richieste. Per quanto questo punto sembri banale, molto spesso le persone che si ritengono incomprese dagli altri non si rendono conto di affidare questa comprensione alla lettura della mente, cioè di aspettarsi che l’altro “capisca da solo quello di cui ho bisogno, o quello che dovrebbe fare per rendermi felice”, lasciando tuttalpiù indizi e mezze frasi che attirino l’attenzione dell’altro.
Questa aspettativa risulta essere estremamente deleteria all’interno di un rapporto, perché ha un alto rischio di generare una duplice frustrazione: in chi riceve la richiesta indiretta, perché sente che l’altro gli sta chiedendo qualcosa che però potrebbe non essere chiaro e, al contempo, potrebbe farlo sentire sotto il ricatto morale per cui, se non capisce la richiesta, è cattivo, ma anche nel richiedente che può vedere facilmente frustrate le sue aspettative. Ai suoi occhi, inoltre, il fastidio dell’altro potrebbe essere percepito non come generato dal proprio comportamento poco chiaro, ma come assenza di disponibilità dell’altro, o disinteresse, generando una spirale negativa.
Ecco perché la prima regola deve essere quindi quella di esplicitare con chiarezza le nostre richieste, domandando apertamente ciò che desideriamo.
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A chi chiedo? Lanciare una bottiglia nel mare può essere il gesto disperato di un naufrago senza altri mezzi di comunicazione con il mondo, ma tendenzialmente non è una strategia che può dare molti frutti. Allo stesso modo le richieste inviate senza un destinatario specifico tendono a non essere molto considerate, perché nessuno se ne sente direttamente interpellato. Anche quando la richiesta è urgente ed impellente è più efficace scegliere un destinatario specifico (scelto piuttosto a caso), piuttosto che lanciare messaggi di aiuto nella speranza che qualcuno li raccolga. Questa indicazione ci giunge anche da alcuni studi di psicologia sociale che hanno rivelato un fenomeno chiamato “diffusione di responsabilità”: in pratica quando non siamo certi che sia nostro dovere intervenire in una certa situazione più difficilmente ci muoviamo ad agire, anche se soggettivamente vorremmo fare qualcosa, perché non vediamo altri che si attivano a farlo.
Sebbene questo meccanismo non sia attivo sempre e comunque (sono tanti gli esempi di altruismo spontaneo in situazioni particolarmente critiche), è però vero che indirizzare una richiesta ad un destinatario specifico può fare in modo che questo si attivi più facilmente, e che quindi riusciamo ad ottenere con più tempestività ciò di cui abbiamo bisogno.
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Un’altra indicazione apparentemente banale, ma molto utile è quella di dare un motivo che giustifichi la nostra richiesta. Le richieste accompagnate da un motivo anche banale o sottinteso tendono infatti a ricevere risposta affermativa più facilmente di quelle che ne sono prive. Chiedere quindi “mi presti una penna, perché non ne ho una mia” è una scelta strategicamente più efficace che chiedere una penna senza alcun motivo.
È chiaro poi che, quanto più impegnativa sarà la richiesta fatta, tanto più valido dovrà essere il motivo che la accompagna.
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Qualche strategia non guasta… o no? Nei corsi di efficacia personale (una tendenza molto in voga fino a qualche anno fa) venivano spesso date indicazioni sulle strategie di vendita mutuate dal marketing, come la “tecnica del piede nella porta” (cioè fare all’inizio una richiesta piccola per creare un aggancio e poi sottoporre la richiesta vera e propria) o della “porta in faccia” (cioè fare prima una richiesta esagerata che sarà rifiutata, per avanzarne poi una minore che l’altro, non volendo opporci un nuovo rifiuto, accetterà più facilmente). Queste strategie tuttavia possono essere applicate efficacemente solo in relazioni poco significative dal punto di vista affettivo (quali appunto quelle tipiche del marketing), mentre possono risultare disfunzionali in un rapporto più intimo, in cui l’altro può sentirsi ingannato dal nostro trabocchetto. In questi casi, al contrario, meglio procedere con chiarezza, evitando trucchi machiavellici, ribadendo quindi la nostra richiesta, fornendo piuttosto ulteriori spiegazioni e chiarimenti sul valore che questa ha per noi.
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La parolina magica, si sa, non è abracadabra, ma grazie. Ringraziare l’altro quando soddisfa una nostra richiesta, rimandare il nostro senso di appagamento e gratitudine, fa in modo che l’altro si sente più motivato una prossima volta ad assecondare una nostra richiesta. Per questo motivo l’efficacia nel chiedere non si esaurisce nell’ottenere ciò che si vuole, ma anche nel fare in modo che l’altro se ne vada contento di avercelo dato. Per questo motivo ringraziare, rinforzare, restituire qualcosa sono ottimi mezzi per aumentare la nostra possibilità di ottenere soddisfazione alle nostre richieste future.