Bocciati e sopravvissuti: trappole e risorse di una bocciatura
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Giugno 30, 2015Un libro inchiesta recentemente uscito in Italia svela i reali risultati delle ricerche condotte sugli psicofarmaci e sui loro effetti da parte delle principali case farmaceutiche, e di come la loro pubblicazione sia stata manipolata a scopi commerciali con conseguenze impressionanti.
Vi fidereste dei risultati di una ricerca sugli effetti del cibo da fastfood sull’organismo finanziata da Mc Donald e Burger King?
O seguireste mai delle linee guida sull’approccio al fumo proposte da Camel e Malboro?
Molto probabilmente no.
Eppure da oltre trent’anni grava sulla psichiatria mondiale (almeno quella improntata alle direttive promosse dall’APA l’Associazione Psichiatrica Americana) un conflitto di interessi impressionante, con il quale le cause farmaceutiche sono riuscite a imporre la propria influenza su tutti i principali organi di controllo sugli effetti dei farmaci nella cura dei disturbi mentali.
Questo meccanismo è stato studiato, analizzato e descritto da un giornalista americano, Robert Whitaker, in un suo libro vincitore di premi internazionali per il giornalismo d’inchiesta e recentemente uscito anche in Italia per Giovanni Fioriti: “Indagine su un’epidemia”.
Eloquente il sottotitolo “Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci”.
Nel libro Whitaker, che tiene a precisare di essere stato condotto ad occuparsi di questo argomento non per ragioni di interesse personale, ma esclusivamente sulla scia di alcune scoperte “accidentali” capitategli nel corso della sua attività di giornalista, rivela come, a partire dagli anni ’80 le principali case farmaceutiche abbiano avviato una campagna di persuasione dell’opinione pubblica, anche attraverso la corruzione di organi di controllo nazionali, per promuovere il mercato psicofarmacologico.
Il giornalista rivela le modalità di costruzione di consenso, anche con il discredito delle voci critiche operato tramite pressioni dirette ed indirette sul mondo accademico, politico e giornalistico, la manipolazione dei risultati, l’occultamento di risultati negativi e degli effetti dannosi emersi da molteplici ricerche svolte su tutti i principali psicofarmaci: ansiolitici, antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, antipsicotici, ecc.
Alternando analisi giornalistica e presentazione di alcuni casi individuali (che ovviamente non hanno alcuna valenza clinica, ma moltissimo valore umano) Whitaker mostra l’esito di un approccio al disturbo psichico ed al suo trattamento basato solo su un approccio organicista, sull’equazione problema psicologico = cervello rotto. L’inchiesta viene condotta ovviamente in riferimento al contesto americano, nel quale alcune modalità di applicazione risentono di specificità tipiche della cultura e della società statunitense, modelli tuttavia talvolta presi ad ispirazione anche nel nostro paese.
In contrapposizione a questo approccio vengono proposti esempi di esperienze diverse, basate su un’idea di trattamento diversa da quella prettamente o prioritariamente farmacologica, nel quale l’accento viene posto sulla dimensione individuale, familiare e sociale del disturbo psicologico: anche in questo caso l’analisi giornalistica va a fondo delle proposte presentate, mettendone in evidenza problematiche e punti di forza, risultati a breve e lungo termine.
Il valore sostanziale di questo libro è la sua capacità di smontare il mito della “pallottola magica psichiatrica” (espressione molto yankee dell’autore), la pillola capace di risolvere i problemi dell’animo, e la necessità di tornare a dare risposte più complesse ed articolate a chi vive una sofferenza interna, per non creare epidemie fantasma, ma offrire un aiuto capace di cambiare le cose.