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Ho avuto recentemente modo di scoprire quattro libri che, in un certo senso, possono essere una buona guida per chi si metta alla ricerca di un nuovo viaggio.
Non nel senso di un viaggio mai fatto prima, ma di un nuovo sguardo con cui mettersi in viaggio.
I quattro libri, tutti editi da Bompiani, sono degli atlanti, ma atlanti molto particolari.
Cosa centrano degli atlanti con un blog di psicologia?
E perché proprio quattro atlanti?
Da un atlante in effetti non ci si aspetta grande originalità, generalmente, dovendo trattare un argomento “granitico”, apparentemente poco discutibile, come la geografia del mondo.
Esistono però molti modi per osservarlo, il nostro mondo, e questi quattro libri, questi quattro autori, scelgono delle ottiche molto diverse ed accattivanti per raccontarcelo.
Cosa centra tutto questo con la psicologia?
Si dice che in fondo anche la psicoterapia altro non sia che un percorso per guardare alla propria storia con occhi nuovi. Forse questo è un modo per provare a mostrare cosa significhi “indossare un nuovo sguardo”.
A voi scegliere da quale lasciarvi trasportare.
Atlante Tascabile delle Isole Remote, di Judith Schalansky.
Inizio la mia analisi dal più “onirico” dei quattro libri, il cui sottotitolo “Cinquanta isole non sono mai stata e mai andrò”, pone una premessa importante: non è un atlante “vissuto”, ma solo immaginato. L’autrice racconta 50 isole realmente esistenti, ma troppo lontane dal mondo per poter essere visitate, mondi a sé stanti, talvolta disabitate, perché troppo piccole o inospitali, talvolta popolate da piccole comunità disperse.
Queste isole non sono quindi descritte, ma immaginate, narrate attraverso ispirazioni, eventi storici o ricordi, per portarci là dove il nostro sguardo non si fermerà mai.
Per ricordarci che ogni viaggio comincia dentro di noi, iniziando ad immaginare cosa ci attenderà poco oltre l’orizzonte che conosciamo.
Atlante delle città perdute, di Aude de Tocqueville
Esistono luoghi nel mondo in cui il tempo si è fermato. Veramente.
Non parlo di eremi remoti o comunità isolate dal mondo, ma di città che sono andate perdute, città fantasma, abbandonate: luoghi in cui il tempo, prima mobile, si è fermato fotografando l’ultimo istante in cui un uomo ha lasciato la sua impronta in quel posto.
Colpite da cataclismi o dal mutare della storia, basate su progetti irrealizzabili o costruite per essere abbandonate, queste città incarnano scenari surreali, una costellazione di mondi fantasma, ciascuno circondato dalla propria storia e dalla metafira che rappresenta: fare i conti con ciò che abbiamo lasciato dietro di noi e che parla di ciò che siamo stati o che avremmo voluto diventare.
Atlante dei luoghi maledetti, di Olivier Le Carrer
Il titolo eloquente di questo Atlante evoca gli spettri e le maledizioni di luoghi inavvicinabili per vari motivi. Ambienti ostili all’uomo, superstizioni popolari e catastrofi indelebili sono i protagonisti di questa raccolta macabra ma affascinante.
Se l’Atlante delle città perdute raccoglie infatti i luoghi dimenticati, i posti raccolti in questo libro sono tutti ben conservati nella memoria delle persone, alcuni addirittura divenuti leggendari per questo loro alone inquietante e per i fantasmi che li abitano.
Esiste un bisogno di incarnare il male per poterlo vedere, allontanare, controllare, esorcizzare.
Questi luoghi rappresentano questo bisogno che attraversa tutti i popoli e tutte le epoche, un istinto che genera ripulsa e fascino allo stesso tempo, ambivalente come la tentazione.
Atlante dei paesi sognati, di Dominique Lanni
Fra i quattro libri qui raccolti, quest’ultimo è forse quello più nostalgico.
Non per ciò che racconta, ma per il concetto di fondo che lo anima: il viaggio “sognato”.
Un paese sognato, nel senso di questo libro, è un paese visto attraverso gli occhi di un altro, che lo racconta, che ce ne parla, facendocelo immaginare ed arricchire della nostra fantasia, dei nostri sogni.
Nascono così paesi leggendari, mitici. Non inventati, perché esistenti, ma trasfigurati dal racconto di chi ce lo narra, come Marco Polo per il Catai, o Livingstone per le sorgenti del Nilo.
La nostalgia di cui parlo è quella per questo modo di “viaggiare con gli occhi di un altro”, sempre più raro da quando, con pochi click su google, possiamo scoprire qualsiasi punto del globo senza muoverci da casa nostra, perdendo quello sguardo un po’ fiabesco di chi immagina un mondo diverso dal nostro.
Questo libro raccoglie questi sguardi: sguardi sognanti. Quegli sguardi che hanno spinto poi altri a ripercorrere le strade di quei racconti, vedere con i loro occhi e toccare con mano ciò di cui avevano sentito parlare.
Seguire quel sogno fino ad afferrarlo.
Buona lettura.