Il cambiamento possibile: la lezione di cucine da incubo

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Alcuni articoli recentemente girati online hanno mosso un attacco abbastanza feroce alla trasmissione “Cucine da Incubo”, insinuando che molti ristoranti aiutati dallo chef Cannavacciuolo avrebbero chiuso dopo la partecipazione al programma, non ottenendo i risultati sperati.

Cosa centra questa notizia in un blog di psicologia?

Molto più di quanto si possa pensare!

Per chi intanto non conoscesse la trasmissione, “Cucine da Incubo” è un programma che, riprendendo un format americano simile, condotto dallo chef Gordon Ramsey, prevede che ristoranti disastrati ricevano un periodo di supervisione e revisione da parte di uno chef stellato (Antonino Cannavacciuolo, appunto) per risollevarsi e rilanciarsi.

I “punzecchiamenti” ricevuti dalla trasmissione, sarebbero relativi proprio al fatto che alcuni di questi locali invece che un beneficio, avrebbero ottenuto un ulteriore tracollo, chiudendo poco tempo dopo.

Va precisato che la notizia, almeno per quanto riguarda l’edizione italiana, pare essere errata: con un bassissima percentuale di locali chiusi. Al contrario però la cosa parrebbe essere assolutamente vera per l’edizione americana del programma, nella quale si sfiora il 70% di chiusure poco dopo la trasmissione.

Cosa centra tutto questo con la psicologia?

Moltissimo in realtà.

Il programma citato, infatti, si basa su un pensiero molto diffuso nella soluzione dei problemi, non solo nell’ambito della ristorazione o del lavoro, ma in senso lato: se abbiamo un problema, ci occorre un esperto che ci dica cosa fare, e avremo una soluzione.

Molto spesso la stessa richiesta viene fatta anche in terapia: “dottore, mi dica cosa devo fare, mi dia un consiglio per risolvere il problema”.

Generalmente ciò che succede è che il consiglio funziona poco o per nulla, e la persona si trova con la frustrazione accresciuta dalla costatazione che nemmeno l’esperto è stato capace di risolvere il problema.

Perché succede questo?

Quando un gruppo consolidato di persone (come una squadra di lavoro, o una famiglia) incontra un problema, generalmente questa difficoltà non è dovuta al fatto che non si sa cosa fare, ma che esiste un qualche modo di funzionamento di fondo che ci ostacola, un aspetto del nostro modo di funzionare che “cortocircuita” e che viene messo in atto automaticamente, senza che ce ne rendiamo conto.

I vari consigli che riceviamo non scalfiscono questo modo di funzionare, che quindi può continuare a lavorare sotterraneamente.

Se tra due persone ad esempio esiste una rivalità che compromette la riuscita del lavoro, c’è da aspettarsi che, per quanti consigli un esperto possa dare, finché questa non viene risolta o trasformata, continuerà ad agire più o meno sotterraneamente. Presto o tardi uno dei due contendenti tornerà ad attaccare l’altro per screditarlo, riattivando il circuito del conflitto.

Certamente esistono poi forti differenze tra il discorso che può essere fatto per un’attività commerciale e una famiglia, ma queste riguardano soprattutto elementi di contorno.

La ventata di pubblicità proveniente dalla partecipazione ad un programma tv, e la possibilità di un restyling ben studiato possono essere due fattori chiave per determinare il salto di qualità da parte di un’attività commericiale, discorso che chiaramente non vale per una famiglia in difficoltà.

L’intervento dello chef nella trasmissione si muove sempre su 3 livelli: stile del ristorante, menù proposto e dinamiche del gruppo. Quando il problema riguarda principalmente i primi due punti, l’intervento di un esperto può essere prezioso, ma quando la questione è legata ad aspetti interpersonali, diventa inutile, se non deleterio, perché accresce il numero di fallimenti nella soluzione di un problema.

In questi casi l’unica strada percorribile è cambiare il modo di funzionare della squadra, ricombinare le modalità di interazione da parte di tutti, perché nessuno si snaturi, ma il risultato complessivo risulti giovato e non penalizzato dalle peculiarità di ciascuno.

Solo riuscendo a fare questo il gioco può continuare, a casa e nel lavoro.

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