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“In casa siamo in cinque: io, i miei genitori, mio fratello e il nostro cane!”
Nulla di strano in questa affermazione: chiunque abbia provato ad avere in casa un animale domestico sa alla perfezione come cani e gatti entrino a pieno titolo tra i membri di famiglia (fino ai casi più eclatanti di animali nominati eredi dai padroni), capace di dare gioie e dolori, grattacapi e preoccupazioni come qualunque altro parente, se non di più!

Ma perché ci leghiamo così tanto ad esseri viventi di una specie diversa dalla nostra?

E che cosa determina la preferenza per gatti o cani, pesci o tartarughe, canarini o… cavalli?

Secondo alcune ricerche psicologiche esisterebbero tratti di personalità tipici tra le persone che preferiscono un certo tipo di animale domestico che influenzerebbero quindi la nostra predilezione per un animale piuttosto che per l’altro (F. Dogana, 1999).

Alcune variabili giocherebbero un ruolo chiave in questa correlazione:

  • caratteristiche fisiche e comportamentali dell’animale (rumorosità, indipendenza, ecc.),
  • caratteristiche temperamentali dell’animale,
  • connotazione culturale dell’animale,
  • grado di coinvolgimento ricercato nel rapporto (intenso o scarso),
  • potenzialità relazionali (ricerca di un rapporto monodirezionale o bidirezionale),
  • dinamica dell’autorità (disposizione dominante o paritaria della persona),
  • grado di distanza psicologica e comunicazionale ricercata (ricerca di un partner con cui interagire o meno da parte della persona).

Queste ricerche, pur prive di qualsiasi valenza clinica e diagnostica, sarebbero giunte ad individuare alcuni gruppi di “possessori-tipo” in base alle caratteristiche di personalità.

 

I possessori di cani tenderebbero ad essere persone empatiche e sollecite, dotate di uno spirito aggregativo, a proprio agio nelle relazioni, ma anche orientate ad una certa dominanza ed aggressività. Se da una parte la presenza di tratti così contrastanti potrebbe stupire, dall’altra potrebbe essere facilmente spiegata con l’ampia varietà di razze rientranti nella categoria “cane”, e quindi le diverse tipologie di personalità che porterebbero a scegliere un dobermann piuttosto che un barboncino, un levriero invece che un bassotto.

Più uniformi i dati relativi ai possessori di gatti, indicati come persone portate a valorizzare l’indipendenza a l’autonomia personale, e tendenzialmente “più metropolitane” dei possessori di cani, generalmente più  proprio agio nella natura.

I possessori di cavalli risultano dominanti, aggressivi, mascolini e decisi, tendenzialmente silenziosi e poco inclini a socializzare e cooperare con altri, fedeli all’immagine del cowboy.

Di stampo diverso invece i possessori di tartarughe: perseveranti, laboriosi, fidati e razionali.

Chi ama i serpenti (ma anche i ragni) ottiene alti punteggi nelle scale di originalità e anticonformismo, sono generalmente persone amanti del rischio e della sfida, che mal sopportano la routine e la monotonia.

A preferire gli uccelli, infine, sembrano essere le persone dotate di un animo più gentile, protettivo e altruista, amichevole e orientato alla relazione.

 

Indipendentemente dal tipo di animale scelto, le motivazioni che spingono a prendere un animale sembrerebbero rimandare ad alcuni bisogni condivisi da tutti gli amanti degli animali, che riportano un benefico effetto ottenuto in alcune aree di vita comuni a tutti.

Il dato più rilevante è il desiderio di compagnia, attraverso una relazione “più fisica” di quella generalmente instaurata con le persone, basata più sul gioco, lo scambio sensoriale, il contatto fisico.

Un altro bisogno segnalato dai possessori di animali è il piacere del prendersi cura di qualcuno (maternage), dando e ricevendo affetto e calore emotivo; tale aspetto rinvierebbe ad un altro beneficio riportato dai possessori di animali: la funzione rilassante che questi avrebbero sulla persona che se ne occupa, che trarrebbe beneficio dal rapporto con loro soprattutto nei momenti di stress e conflittualità.

Due aspetti più inaspettati e per questo interessanti emersi dalle ricerche sul rapporto uomini-animali riguardano la funzione di “facilitatori dei rapporti sociali” degli animali, per cui tendenzialmente chi ha un animale tende ad essere visto meglio dagli altri rispetto a chi non ne ha (tranne, ovviamente, quando non rispetta alcune regole fondamentali di buona educazione) ed il benefico effetto sull’educazione infantile, per cui i bambini cresciuti con animali sarebbero più empatici, cooperativi e socialmente competenti dei bambini cresciuti senza.

Al di là poi di quelli che sono risultati di ricerche che, tra il serio e il faceto, cercano di studiare un rapporto che risale alla notte dei tempi, quando uomini e animali iniziarono a vivere insieme, il risultato più autentico è quello che emerge dai ricordi commoventi e toccanti che racconta chi ha vissuto un rapporto con un amico a quattro zampe, entrato nel suo cuore come uno degli amici più cari di tutta la vita e non uscito mai più.

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