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Febbraio 1, 2017La sindrome dello zerbino: quelli che si fanno schiacciare
Marzo 3, 2017Uno dei problemi più rilevanti che Facebook (e i social network in generale) si trovano ad affrontare è il difficile filtro nei confronti di notizie infondate e cialtronerie spacciate per verità.
Nel vasto panorama “bufalaro”, una delle costanti più ricorrenti è il tema del complotto.
Quando la panzana incontra la paranoia.
Società segrete di scienziati, politici, imprenditori e lobbisti di vario genere detengono verità nascoste con cui manipolano l’informazione allo scopo di influenzare (e comandare) la maggioranza.
Come mai queste notizie esercitano oggi tanto fascino? E come mai hanno tanta presa su molte persone, che finiscono per credere maggiormente a notizie prive di fondamento piuttosto che a fonti valide e verificabili?
Il problema, al di là di battute e ironie, è tutt’altro che banale, tanto da spingere sia Facebook e Google ad attivarsi per contrastare il fenomeno delle bufale online.
L’influenzamento del pubblico da parte dei media è un fatto tanto noto quanto inevitabile e (forse) ingovernabile: l’accentuazione dell’attenzione su particolari notizie piuttosto che altre, effettuata anche a scopo politico, esiste ovunque e rappresenta certamente una delle sfide più critiche per il sistema democratico.
Qui però non parliamo di politica, ma di psicologia. La questione che voglio approfondire non riguarda tanto le conseguenze sociali del problema: quello che ci interessa provare a fare è capire perché notizie di questo tipo esercitino tanto fascino su alcune persone e perché risultino tanto difficili da estirpare.
La società di oggi prevede (anzi, ha la necessità) che tutti siamo molto informati su una serie di cose: essendo elettori e non sudditi, abbiamo l’onore e l’onere di partecipare alla vita politica del paese e, in qualche modo, dire e fare la nostra parte nella vita del paese.
Questa condizione di potere muove porta con sé un dilemma: sono davvero padrone del mio potere?
O c’è qualcuno che mi influenza? Sono capace di capire se qualcuno mi sta influenzando?
In parte queste domande sono legittime, frutto del senso critico di chi vuole pensare con la propria testa.
Per alcune persone però l’idea del controllo diventa centrale e la paura che questo possa essere sottratto diventa un’angoscia che apre la strada all’idea di “poteri forti” che agiscano per ingannare, fiaccare, indebolire.
Questi sono i casi in cui la preoccupazione si trasforma in paranoia.
Idee di questo tipo sono diffusissime in moltissimi paesi, a volte con conseguenze drammatiche: basta pensare all’effetto di alcune campagne anti-vaccino nel mondo.
Pochi forse sanno che la diceria per cui i vaccini siano un male è diffusa da molti anni anche in paesi medio-orientali con ragioni totalmente diverse da quelle che hanno preso piede da noi recentemente. In questi paesi l’idea è che i vaccini siano uno strumento usato “dalle potenze occidentali per indebolire e ammansire le popolazioni dei paesi che vogliono colonizzare”, con il risultato che molti paesi che avevano quasi eliminato alcune patologia (come la tbc), le stanno vedendo rifiorire.
Questa idea di fondo porta però ad una conseguenza determinante: se temo che esista un potere forte che cerca di condizionarmi, cesserò di credere ai canali ufficiali (quindi quelli generalmente più accreditati), perché li riterrò maggiormente influenzati da queste “eminenze grigie”, finendo per dare più credito a fonti assolutamente non verificate ma lontane dalla visione “ufficiale” (come ad esempio sta accadendo per il ritorno in voga di teorie sulla non sfericità della terra o teorie anti-evoluzionistiche).
Come per ogni paranoia, l’idea che si genera risulta non criticabile né attaccabile: chiunque porti prove contrarie a questa idea viene immediatamente considerato volutamente o inconsciamente “addomesticato dal sistema”, e quindi non affidabile.
Ciò significa che gli sforzi per convincere una persona dell’infondatezza di una determinata idea risultano inutili, se non controproducenti, finendo per cementarla ancora di più.
Purtroppo chi ha esperienza di persone paranoiche sa che l’eliminazione di questo tipo di pensiero è difficilissima, se non impossibile, proprio per queste ragioni.
Essere parte del gruppo che conosce la verità, a differenza di tutti quelli che credono alla versione ufficiale, è anche una motivazione di valorizzazione personale grandissima (“noi siamo i pochi che sanno in un mondo di ignoranti”), a cui diventa difficile rinunciare, perché significherebbe non solo uscire da una elite, ma anche ammettere un errore.
Se al momento, purtroppo, il contrasto ad idee di questo tipo risulta essere una misura irrinunciabile, dall’altra non fa altro che finire per dare ragione a chi crede che ci sia “qualcuno che decide cosa devi sapere”, rendendo reale quella che inizialmente era paranoia.
Generalmente chi crede a questo tipo di cose è una persona con una stima di sé estremamente bassa, e che necessita quindi di sentirsi più intelligente degli altri non grazie allo studio, ma alla ricerca di informazioni non convenzionali, elitarie, appunto.
Ciò significa che il vero obiettivo di lavoro con questi soggetti non può passare tanto dal contrastare ciò che pensano, quanto dal capire come mai abbiano bisogno di andare a credere ad una verità infondata per sentirsi bene, e far sì che possano essere trovate altre vie di valorizzazione di sé.
Proprio in questo senso il tema passa dalla sfera sociale a quella individuale, diventando una questione a noi pertinente.
Sapersi confrontare con il mondo è un compito difficile per chi fatica a confrontarsi con sé stesso, dando adito a distorsioni sempre più alienanti.
Capire questo diventa il primo passo per poter acquisire uno sguardo più realistico e critico, indipendente e consapevole.