Viagra e conigli – I disturbi sessuali ed il loro trattamento psicologico

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Si dice che i conigli siano grandi copulatori. Personalmente non lo so, mi fido.

Non ho mai avuto conigli e, sebbene una vecchia barzelletta dica che la differenza tra loro e noi umani sia legata al fatto che i conigli non possiedono una tv, ho ragione di credere che i reali motivi della differenza siano altri.

Una cosa è certa: per entrambi il sesso è un mezzo di riproduzione.

Un’altra cosa è altrettanto certa: per noi uomini è anche qualcosa di più.

Sebbene molti condividano senza troppe obiezioni queste affermazioni tanto ovvie da sembrare scontate, nella realtà dei fatti la maggior parte delle persone sembrano dimenticare questo assunto fondamentale nel momento in cui iniziano a confrontarsi con i problemi della sessualità.

Facciamo un passo indietro.

I “problemi a letto” ci sono sempre stati e da sempre hanno rappresentato una ragione di sofferenza, vergogna e imbarazzo per il singolo, e trasformandosi purtroppo talvolta anche in violenza nella coppia: dall’eiaculazione precoce all’impotenza, dalla frigidità al vaginismo, il ventaglio delle problematiche connesse con la sfera sessuale è sempre stato coperto da pudore e vergogna, alimentando talvolta spirali negative.

Con il cambiamento culturale e dei costumi avvenuto nel ‘900 (certamente anche con il concorso delle idee sviluppate in alveo psicologico), il sesso è divenuto un argomento sempre più comune, accettato ed accessibile, passando dal tabù all’inflazione: posto al centro di argomenti, discussioni, articoli, corsi, ecc. è andato assumendo una rilevanza ed una centralità mai avuta in passato.

Lo sdoganamento di una certa disinibizione ha senza dubbio giovato alle persone: la possibilità di conoscere in modo più articolato il mondo della sessualità ha ridotto la censura sociale nel parlare di quello che è poi un aspetto essenziale della vita di tutti. Al contempo la rilevanza assunta dalle questioni sessuali nella quotidianità di ciascuno, ha fatto sì che queste venissero investite di una portata ed un peso tale da arrivare a evidenziare e far percepire come critiche anche piccole defaillance, problematiche transitorie o situazionali.

 

Parafrasando Gaber, potremmo dire che il mito della “sessualità obbligatoria” ha accresciuto il rischio di trasformare il piacere in performance, il rapporto sessuale in atto sessuale, il momento dell’amore in un banco di prova del proprio funzionamento, aprendo la strada alla paura della “sessualità difettosa”: è proprio per il bisogno di “curare il sesso rotto” che, come dicono le statistiche pubblicate dalle stesse case farmaceutiche, sempre più uomini under 40 e under 25 fanno ricorso all’acquisto di farmaci stimolanti, ansiolitici, ecc.

Se è vero che, differentemente dai conigli, per gli umani la relazione sessuale è un condensato di vissuti, sensazioni ed emozioni complesse, risulta essere perfettamente normale e comprensibile l’idea che incertezze, fatiche e ambivalenze possano esprimersi e tradursi in difficoltà sessuali (calo di desiderio, ansia da prestazione, ecc.).

 

“Non so se essere sollevato o preoccupato: pensavo di avere un problema fisico, e invece il medico mi ha detto che là sotto è tutto a posto… dovrei funzionare, e invece no… quindi eccomi qua” è una frase con cui frequentemente si aprono i colloqui con chi chiede aiuto per un problema sessuale, come se l’idea della causa fisica (quindi, è bene ricordarlo, spesso solo arginabile con farmaci dai vari effetti collaterali o necessitante interventi chirurgici) fosse più tranquillizzante di quella psicologica o relazionale.

 

Un primo passo che mi sembra importante fare, quando ricevo una persona che sperimenta un problema di questo tipo è prima di tutto andare oltre le definizioni cliniche con cui è stato etichettato il suo problema, ragionando insieme sugli aspetti peculiari e specifici della sua situazione: da quando succede, con chi, quando capita e quando no, come questo problema ha cambiato le cose, quali idee si è fatto, ecc.

Da qui comincia il lavoro di comprensione e superamento del problema, scoprendo magari che quello che si credeva essere il problema di uno solo riguarda invece questioni condivise dalla coppie, o che paure molto grandi possono essere scaturite da piccole cose, ed alimentate da fraintendimenti o malintesi.

Accompagnando la coppia (o il soggetto) oltre il sintomo, dentro le loro relazioni.

Là dove osano gli umani.

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