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Vita di coppia e trasgressione possono andare d’accordo o si tratta di un incontro impossibile?

Ha forse fatto meno rumore della rivoluzione sessuale degli anni ’60, ma il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nelle abitudini sessuali di milioni di persone anche grazie ad internet ha dato avvio a nuove modalità di vivere e concepire il sesso all’interno della vita personale e di coppia.

L’aumentata accessibilità di contenuti, contatti, gruppi, community dai gusti e tendenze più diverse ha fatto sì che molte prassi che fino a poco tempo fa erano ritenute limitate ad “una minoranza di soggetti bizzarri”, oggi siano seguite e praticate da molte più persone, che le percepiscono come una loro legittima peculiarità nel modo di vivere il sesso.

Che si condivida o meno questo approccio, non può non essere riconosciuta come un segno dei tempi la considerazione che un cliente mi riportava: “ho fallito un matrimonio e una convivenza prima di capire di essere scambista, adesso sento di aver raggiunto un equilibrio stabile… anche di coppia” (un equilibrio quantomeno allargato, viene da dire).

Tuttavia, malgrado le dichiarazioni dei singoli generalmente comunichino soddisfazione ed appagamento per la nuova consapevolezza sessuale raggiunta, quando i discorsi si spostano sulla coppia, quando cioè questi stessi singoli incontrano una persona con cui desiderano stabilizzare il legame, non sempre l’appagamento trovato regge alla nuova situazione, generando nuove situazioni critiche e di scontro, profilando scenari inediti fino a poco tempo fa, proprio per il mutato atteggiamento sociale rispetto a determinate prassi o condotte sessuali.

Detto in parole povere, se fino a pochi anni fa una persona che fosse solita ricorrere a pratiche sadomasochiste (tanto per fare un esempio), poteva praticamente solo cercare un partner tra coloro che già frequentavano circoli e club di questo tipo, pena l’essere tacciato come “un depravato che doveva andare a farsi curare”, lo scenario attuale contempla molte più possibilità, tanto da richiedere alla coppia modalità più articolate e complesse di negoziazione della vita intima.

Tale passaggio può risultare tutt’altro che semplice e privo di problemi, poiché va a toccare una dimensione molto intima della persona, nella quale lo scarto tra ciò che si pensa e ciò che si prova  può essere molto ampio. Ciò significa che la questione non può essere risolta solo dicendo “facciamo come vuoi tu o come voglio io”, ma diventa necessario mettere in comune le reciproche visioni, alla ricerca di una nuova strada condivisa dalla coppia.

Questo percorso, nell’esperienza di sempre più coppie, non si concretizza solo nelle prime fasi di costruzione del legame, ma prosegue anche dopo, soprattutto quando la relazione evolve verso una stabilità ed una progettualità più solida: con questo non mi riferisco necessariamente ad una progettualità familiare, dove ovviamente il discorso diventa più complesso, ma anche semplicemente per due partner che ufficializzano in qualche modo il loro legame.

Se nelle prime fasi del rapporto il problema relativo a questo ambito riguarda infatti principalmente la messa in comune delle reciproche “particolarità sessuali”, con livelli più o meno ampi di condivisione in base al reciproco investimento dei partner, nelle fasi seguenti la questione della condivisione diventa sempre più centrale: cosa l’altro è disposto ad accettare? Cosa a condividere? A quale prezzo? Cosa viene invece sancito come inaccettabile, non condivisibile?

Imbarazzi e reticenze nell’esplicitare le reciproche richieste diventano generatori di pericolosi non detti ed equilibri instabili che difficilmente si accomoderanno con il tempo, perché un partner partirà dal presupposto che sta sopportando sempre di più qualcosa che non gli sta bene (e che perciò è in credito con l’altro), mentre il secondo non avrà alcuna percezione di questa disparità di vissuti.

L’esito di una mancata chiarezza in questo ambito genera frequentemente l’idea di aver subito una situazione nella quale ci si è sentiti usati, mentre l’altro percepisce di aver dato la possibilità al partner di vivere un’esperienza diversa, importante, intima, che, se condivisa, poteva magari perfino rafforzare la coppia: “mi sembrava che in quello che facevamo fossimo d’accordo, anzi che fossero proprio quelli i momenti nei quali eravamo più noi stessi”, era la risposta di un partner all’altro che gli rivelava il modo in cui aveva vissuto per quasi un anno le sue richieste sessuali.

Certamente a queste coppie è necessario uno sforzo reciproco per riuscire a trovare un nuovo equilibrio ed una nuova modalità di condivisione della propria intimità: un impegno nell’ascolto reciproco, ma anche nell’espressione chiara di quelli che sono i propri vissuti, bisogni e richieste, evitando ricatti espliciti o impliciti che rischierebbero soltanto di attivare un pericoloso effetto boomerang sulla coppia stessa, per cui una scelta non viene fatta perché condivisa, ma sull’onda di un’emozione o un ricatto morale.

È vero che questa sfida e questo impegno è quello alla base di ogni esperienza di coppia: trovare una nuova modalità di vivere gli aspetti salienti della propria vita secondo modalità condivise.

La difficoltà specifica legata a questo ambito può essere legata all’intimità della tematica ed alla facile comparsa sulla scena di giudizi vissuti come più taglienti, pericolosi (quelli più frequenti: “è un/una bacchettone/a – è un/una pervertito/a”).

Il percorso che la coppia è chiamata a fare (eventualmente in un contesto terapeutico) passa dalla comprensione del significato che per ciascuno hanno le richieste proprie e dell’altro, per poter costruire assieme uno spazio intimo sicuro, appagante e condiviso.

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