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Febbraio 14, 2017Da un po’ di tempo a questa parte il concetto di salute sta cambiando.
Il cambiamento che il mondo ha visto realizzarsi negli ultimi decenni, assolutamente inedito nella storia dell’umanità, ha portato a mescolanze di persone e moltiplicazione di contatti come mai prima d’ora era accaduto nella storia.
La globalizzazione del sistema di vita occidentale e l’aumento della popolazione mondiale hanno smesso di essere dati che interessano solo ad economisti e sociologi, per avere un riverbero anche nella vita di tutti noi in un modo destinato certamente a crescere nei prossimi anni.
Uno dei primi ambiti in cui questo cambiamento ha preso forma è la nascita del concetto di Global Health, cioè di “salute globale”.
Ma cos’è la “Global Health”?
Parlare di salute, significa per molti evocare in automatico l’immagine del medico: salute e medicina sono state due facce del medesimo concetto, sulla scia dell’idea che stare bene significasse principalmente non avere malattie, portando a far coincidere investimenti sulla salute pubblica con gli investimenti sul sistema sanitario. Questa sovrapposizione ha portato (ed è destinata a portare sempre di più) ad un collasso paradossale: con una popolazione mondiale sempre più anziana (e quindi sempre più costosa in termini sanitari) e risorse sempre più esigue, i costi sono destinati a diventare sempre più insostenibili.
Questa situazione sta rendendo necessario elevare a nuovo principio ispiratore l’idea che “prevenire è meglio che curare”, e che per riuscire ad assicurare la sostenibilità della salute di tutti sia necessario cercare soluzioni che esulano dal campo medico, e che riguardano piuttosto l’ambiente di vita delle persone considerato nel suo complesso.
Un esempio può essere chiarificatore: mai come ora l’obesità diventa un problema rilevante nel mondo intero. Non solo in occidente, ma in tutti i paesi, anche del terzo mondo, si registra un aumento delle persone con problemi legati ad un’alimentazione scorretta con inevitabili ripercussioni sulla qualità di vita individuale e sulla spesa per la salute pubblica, finché la soluzione del problema viene affrontata solo attraverso la medicalizzazione del problema (cioè col ricorso a farmaci e interventi chirurgici).
Alimentazione, attività fisica, qualità dell’ambiente, benessere psicologico sono concetti che diventano sempre più rilevanti a livello globale.
Il concetto di “global health” riguarda quegli “aspetti della salute collettiva che trascendono i confini nazionali […] e che possono essere meglio affrontati da azioni e soluzioni cooperative” (Vineis, 2014).
In cosa consiste la Global Health?
L’idea di salute passerà sempre di meno dalla cura delle malattie, per passare ad un’idea più articolata di condizioni che permettono di mantenere un equilibrio di vita sano a livello globale per l’intera popolazione. Il problema principale in questo senso viene rappresentato ovviamente dagli interessi contrastanti rispetto ad alcune specifiche aree.
Tanto per restare sul tema dell’alimentazione a cui facevo riferimento, il martellamento pubblicitario e culturale a cui siamo sottoposti rispetto a scelte alimentari poco salutari, unito l’idea imperante che “io sono libero di mangiare e consumare quello che voglio”, sono due fattori talmente radicati oggi da risultare difficilmente contrastabili, almeno nell’immediato futuro.
Discorsi simili potrebbe essere fatti anche per il fumo, l’alcol, ecc.
Se una parte di questi fattori hanno quindi inevitabilmente a che fare con scelte politico-sociali, il ruolo dei singoli per aderire ad una visione e a scelte più responsabili diventa essenziale, pena il collasso del sistema, incapace di reggersi sui presupposti che lo reggono.
Quale ruolo ha la psicologia nella Global Health?
Un ruolo determinante, se è vero che uno dei principi fondamentali di ogni forma di psicoterapia “non farmacologica” è che la persona deve assumersi la responsabilità del proprio cambiamento, non delegabile al solo curante. Diventare parte attiva del processo che porta al proprio benessere è il primo gradino (sebbene certo non l’unico) di questa nuova visione.
Accanto a ciò sarà sempre più fondamentale diventare capaci di vedere il benessere come qualcosa sganciato dalla singola persona, ma connesso a tutto il suo contesto di vita, nonché, probabilmente, relativizzato, cioè collegato alla sua storia personale: quanto è possibile che quella persona stia bene rispetto al suo percorso di vita e rispetto alle condizioni complessive in cui si trova?
Questa domanda, che alcuni forse oggi riterrebbero inammissibile o eccessivamente cinica, potrebbe diventare invece determinante, almeno come principio ispiratore del nuovo modo di concepire il benessere individuale.