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Quali sono i benefici della musica sulla nostra mente?

Come suonare uno strumento può potenziare le nostre capacità mentali?

Ascoltare musica fa bene, è una cosa risaputa.

Dalla musica classica in gravidanza, all’heavy metal per distendere i nervi, sono moltissimi gli esempi dei benefici dell’effetto della musica sulla mente e perfino sul sistema nervoso, come ha magnificamente illustrato il recentemente scomparso Oliver Sacks nel suo libro “Musicofilia”, edito da Adelphi.

Meno noti sono invece i benefici della musica suonata, cioè dal fatto di impegnarsi attivamente a suonare uno strumento o nel canto.

Sono numerose le ricerche che hanno rilevato gli effetti benefici che si otterrebbero dal fare musica in tutte le fasi di vita, tanto che sono sempre maggiori gli ambiti in cui la musicoterapia viene inserita nei programmi terapeutici riconosciuti.

Sulla scia di queste osservazioni, riconoscendo il valore preventivo e di potenziamento che la musica può avere per la persona sin dalle prime fasi di vita, da alcuni anni si stanno trovando modi per favorire l’approccio alla musica sin dall’età prescolare, trovando modalità che permettano anche a bambini piccoli di muovere i primi passi tra note e ritmo.

Musicisti, evidentemente, non ci si improvvisa e come per tutte le cose un approccio precoce è di grande aiuto per prendere confidenza con ritmi e sonorità e porre le basi per poter apprendere più facilmente un linguaggio profondamente radicato nell’essere umano stesso, e poter sfruttare i benefici di questa attività soprattutto a scopo preventivo e di potenziamento della mente e del carattere personale.

Ma quali sarebbero le aree su cui si riscontrano tali effetti positivi?

Volendo sintetizzare potremmo identificarne sostanzialmente tre: area cognitiva, emotiva e sociale.

Dal punto di vista delle capacità mentali fare musica rappresenta sicuramente una delle forme di “ginnastica” più complessa per la mente, perché richiede di attivare e coordinare diverse funzioni molto importanti: lettura, coordinazione oculo-motoria, capacità di ascolto, capacità ritmica, capacità di modulazione ecc.

I riflessi dell’allenamento di queste competenza sono molteplici anche in aree molto diverse da quella artistica: tanto per fare un esempio, si è notato che il potenziamento della capacità di ascolto, oltre che essere molto utile a migliorare la capacità attentiva, faciliterebbe anche il riconoscimento acustico, favorendo ad esempio l’apprendimento delle lingue straniere.

Chi suona, inoltre, si trova subito a confrontarsi con la scansione ritmica, il tempo, la partizione di un brano in parti o la ripetizione di strofe e ritornelli, tutti concetti idealmente vicini al mondo matematico.

Cosa dire poi della parte motoria della musica e della necessità di coordinamento fine e finissimo (provare a suonare una batteria seriamente per credere…), dell’affinamento della sensibilità motoria…? Il tutto allenato tramite un’attività decisamente più piacevole di altri compiti più sedentari e “scolastici”.

Le ricadute di tali benefici si rileverebbero sul versante scolastico, nel quale si è osservata una correlazione positiva tra pratica musicale e rendimento anche in bambini a cui erano stati diagnosticati disturbi specifici dell’apprendimento o problematiche di attenzione e concentrazione.

 

Sul versante emotivo i benefici del far musica potrebbero
essere talmente evidenti da non richiedere approfondimenti: da sempre è noto il valore catartico, liberatorio che ha l’espressione artistica in senso lato e la musica in particolare. La capacità di attivazione emotiva della musica è nota a tutti e già sfruttata in termini di fruizione dal cinema come dalla pubblicità, ecc.. Lo stesso discorso vale, con un valore ovviamente ancora maggiore, per quanto riguarda la realizzazione di musica da parte della persona che può canalizzare nell’espressione musicale (anche naif) emozioni e sentimenti anche complessi, ottenendo un effetto immediato.

Suonare o cantare per scaricare stress, tensione, rabbia ma anche per esprimere gioia e felicità è una prassi nota e diffusa in tutto il mondo.

Notevoli i benefici anche in termini di autostima ed immagine personale, per l’effetto benefico nel vedersi competenti ed efficaci in un’attività valorizzata e bella, appagante.

 

 

Dal punto di vista sociale, oltre agli effetti indiretti dei benefici sopra descritti, diventa particolarmente importante la musica per il suo valore aggrgativo e di mediatore sociale, nonché di occasione di creazione di gruppo affiatato attraverso l’obiettivo comune del produrre musica. Più eloquente di mille parole  a confessione che il celebre bassista Saturnino Celani rivela in apertura nella sua autobiografia “Testa di basso” (Salani Editore): “ho iniziato a suonare rock con l’idea di rimorchiare. Infatti si cuccava tantissimo”.

Il gruppo musicale, o il coro, diventano degli importanti mediatori di socializzazione, offrendo protezione a persone con difficoltà come ansia sociale o insicurezza personale. L’inserimento in gruppi di questo tipo permette di affrontare la propria paura in un contesto sicuro, esporsi senza sentirsi soli, e cimentarsi con un pubblico senza per questo sentirsi vulnerabili o persi.

Sintonizzarsi e sincronizzarsi con gli altri costringe le persone ad allenare la propria intelligenza sociale, cioè quell’insieme di competenze che favoriscono l’inserirsi della persona in un contesto di altre persone. Questo, chiaramente, non avrà molto a che fare con il talento musicale o con la creatività artistica, quanto con la capacità di “andare insieme”, inserirsi in un gruppo e diventarne parte attiva, tutte competenze molto importanti nei contesti interpersonali e che incidono notevolmente sulla propria capacità di lavorare in gruppo in modo efficace.

Pensare a quanti benefici possa dare un’attività tanto bella ed essenziale come la musica rende ancora più consapevoli di come essa rappresenti una componente stessa dell’essere umano, una dimensione intrinseca della nostra mente e del nostro pensiero.

Perché l’arte, si sa, è molto più che espressione.

È pensiero, gesto, azione, vita.

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