Teste calde: quando scoppia la rabbia
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Novembre 2, 2016Ci sono quelli che hanno paura del sangue, e quelli che odiano ragni e insetti.
Chi è terrorizzato dagli oggetti appuntiti e chi dagli uomini barbuti…
Il grande mondo delle cosiddette “fobie specifiche” è tanto vasto e, talvolta, originale, da sembrare davvero sterminato e inesauribile.
Recentemente ho avuto modo di scoprire un divertentissimo cartone animato, Le avventure di Figaro Pho, che raccoglie 25 cortometraggi su altrettante fobie: una per ogni lettera dell’alfabeto.
Cosa sono queste fobie specifiche?
Vengono definite così tutte quelle forme di paura attivate da un particolare “oggetto” (termine con cui intendo cose, animali, persone, parti di persone o animali, categorie, ecc.), non per una reale pericolosità di tale oggetto, ma per un senso di orrore irrazionalmente attivato nella persona.
Proprio per questo motivo non possono essere generalmente considerate di questo gruppo in senso stretto la paura dei cani (quando di grossa taglia), di animali di grossa taglia come tori o cinghiali e del traffico, perché potenzialmente capaci di nuocere fisicamente alla persona. Quando tuttavia questa paura assume un carattere comunque irrazionale (Es. temere anche le raffigurazioni o non uscire di casa per paura di incontrarli) allora il discorso può essere ripreso in considerazione.
Non rientrano invece in questo gruppo l’agorafobia e la claustrofobia, con tutte le loro varie declinazioni: paura di entrare nei centri commerciali o in ascensore, paura di guidare in autostrada, ecc.
Il carattere irrazionale della paura può essere talvolta contrastato da spiegazioni razionalizzanti: una delle più tipiche è la paura “del ragno che fa le uova sotto la pelle” (leggenda metropolitana priva di qualsiasi fondamento).
Proprio questa mancanza di una spiegazione logica per queste reazioni così diffuse rappresenta certamente una delle curiosità più diffuse.
Come mai alcune cose tendono a fare paura senza che possano essere realmente considerate pericolose?
Il comune denominatore di queste paure è il sentore che l’oggetto temuto possa in qualche modo contagiarci per iniezione, puntura o anche solo per contatto. Se per insetti e rettili la cosa può essere immediatamente evidente, la cosa può esserlo meno per forme di fobie come la gerontofobia (la paura delle persone anziane), o la pogonofobia (paura di persone con la barba), entrambe in qualche modo viste come portatrici di germi e batteri.
La scelta di un determinato oggetto su cui concentrare la propria paura può dipendere da esperienze passate o dalla connotazione di qualcosa come sporco, impuro all’interno di una certa conversazione familiare. Il senso di minaccia in questi casi sarebbe particolarmente forte perché non controllabile né verificabile se non quando il contagio è già avvenuto.
Questo darebbe una sensazione di mancanza di controllo sulla situazione che accentua il senso di pericolo.
La presenza di queste paure richiede sempre un trattamento psicologico?
Ovviamente no.
Questo tipo di intervento può essere opportuno solo quando la paura in questione per qualche motivo arriva a incidere significativamente sulla qualità di vita di una persona.
Bisogna aggiungere poi che non tutti i trattamenti sono effettivamente ugualmente efficaci nel cambiamento di questi problemi, che comunque in pochi casi possono sparire del tutto.
Più frequenti sono gli interventi che permettono un miglioramento significativo della situazione ed una riduzione delle reazioni più forti e accese.
Parlare di intervento precoce in questi casi diventa difficile perché spesso questi problemi sorgono in forma subdola sin dall’infanzia, diventando poi significativi solo in un secondo tempo, dato che le paure infantili sono spesso ritenute (a ragione) un problema transitorio che sparirà poi con il tempo.
Questo fa sì che l’intervento venga effettuato solo molto tempo dopo l’esordio, scelta che ovviamente spesso ha ripercussioni sull’esito finale dell’intervento.
Anche in questi casi, tuttavia, vale la pena di provare a darsi una possibilità di risoluzione.
Non c’è peggior paura, infatti, di quella che non vuole essere affrontata.