Psicologia delle vacanze: dimmi dove vai, ti dirò chi sei
Luglio 13, 2015
Romanzi Pieni di Vita
Luglio 27, 2015
Psicologia delle vacanze: dimmi dove vai, ti dirò chi sei
Luglio 13, 2015
Romanzi Pieni di Vita
Luglio 27, 2015

UNA BUSSOLA PER NAVIGARE TRA PROBLEMI E SOLUZIONI PSICOLOGICI

 È possibile che la tecnologia aiuti ad affrontare e risolvere problemi psicologici?

Quali possibilità offrono (e quali rischi celano) internet ed i social network per chi incontra difficoltà emotive e relazionali?

Come scegliere uno psicologo in rete?

Marco ha 20 anni, e da circa 2 vive praticamente segregato in casa. Quando arriva in colloquio da me dichiara che leggendo qua e là su internet ha capito di avere la fobia sociale, perché prova ansia quando deve incontrare delle persone e si preoccupa molto di quello che penseranno di lui, un problema che lo ha spinto a ritirarsi sempre di più.

Iniziamo un percorso insieme e, dopo una manciata di incontri mi dice di aver trovato su internet un blog dedicato a persone che hanno il suo stesso problema, di essersi messo in contatto “con altri fobici sociali” con cui ha iniziato a parlare e a confrontarsi sentendosi capito come non gli capitava da anni e di aver deciso di trovarsi con alcuni di questi altri ragazzi per fare una serata insieme “tanto tra di noi non abbiamo paura che ci venga l’ansia o che gli altri ci giudichino male… sappiamo già che condividiamo la stessa malattia”.

Al di là di come si sia sviluppata poi la vicenda, ritengo questo caso (modificato in alcuni elementi essenziali per tutela della privacy, ma intatto nella dinamica) assolutamente prototipico di quelle che sono alcuni interessanti modalità con cui oggi la rete ed i social entrano in gioco nella quotidianità di chi sperimenta un problema psicologico.

Su internet, tanto per cominciare, ci si documenta: che cos’ho? È normale? Perché ho questi sintomi? Sarà ansia? Depressione?

Se certamente questo può essere molto utile per iniziare a farsi un’idea del problema, quando si parla di problemi psicologici, sono molte la cautele da tenere, anche quando si scelgono fonti autorevoli. Il rischio dell’autodiagnosi impropria e del fraintendimento di informazioni di psicologia in rete “colte qua e là” è molto elevato, specie in un ambito che non di rado vede opinioni diverse anche tra gli stessi addetti ai lavori (come sa chi ha ricevuto diagnosi da servizi diversi).

Quando vengono descritti quadri psicopatologici, infatti, si fa riferimento (tranne per alcune sindromi più particolari o accentuate) a tratti che molti potrebbero aver vissuto o sperimentato per un certo periodo della vita, senza che questo abbia alcun significato patologico.

Anche rispetto al valore della diagnosi, è bene inoltre chiarirsi bene: molto spesso infatti (e il caso presentato sopra rappresenta molto bene un esempio di questo tipo) nel momento in cui ci applichiamo addosso un’etichetta diagnostica ci identifichiamo con quella.

“Io sono…” ansioso, affetto da fobia sociale, depresso, bulimico… significa per molti dichiarare che la propria natura è questa, che siamo “persone rotte”: questo porta sentire che possiamo solo convivere, mascherare o limitare il problema, non provare a cambiare le cose e risolverlo.

Il modo con cui guardiamo ad un problema sin dall’inizio determina ciò che faremo per risolverlo, e quindi la possibilità di riuscirci o meno.

Un altro aspetto molto importante favorito da internet è il confronto: capita anche ad altri? Loro cosa fanno?

Anche questo bisogno, assolutamente comprensibile e per certi versi utile, nasconde opportunità a rischi. L’aspetto più importante è certamente legato al fatto di non vedersi come un marziano nello sperimentare il proprio disagio, e quindi nel sentire che questa è una cosa sulla quale è possibile parlare con altri, non da nascondere come una vergogna intollerabile.

Accanto a questo, però è bene tenere a mente un altro particolare non trascurabile, quando si parla di questioni emotive o relazionali: punti di arrivo simili possono derivare da percorsi molto diversi e avere prospettive futuro altrettanto differenti.

Quando ci si documenta su internet, tuttavia, si cercano soprattutto spiegazioni ai sintomi attuali (ansia, depressione, attacchi di panico, isolamento, problemi sessuali, crisi di rabbia, ecc.), mentre diventa impossibile cercare informazioni sul proprio caso specifico, per il semplice fatto che è solo nostro. Per quanto quindi il sentirsi accomunati con altri può essere tranquillizzante, il rischio di confondere la propria situazione e la propria problematica con situazioni diverse è da tenere presente per evitare di sentirsi poi rifiutati anche “dai nostri simili” nel momento in cui le divergenze dovessero sorgere con effetti critici per la relazione creata.

Infine in rete si cerca aiuto: a chi mi rivolgo? È una buona scelta? Come scegliere uno psicologo in rete?

Quello della psicologia in rete è sicuramente un campo molto affollato, dove il rischio di perdersi è abbastanza elevato.

Premesso che, ovviamente, prima di contattare direttamente un professionista è bene assicurarsi che effettivamente sia una persona qualificata a fare ciò che dice e non un ciarlatano (deve cioè esibire un’iscrizione ad un albo professionale ed essere in grado di fornire le garanzie richieste per legge), l’ampliamento di possibilità di scelta e la possibilità di contatto e valutazione di diversi professionisti rappresenta un’opportunità per chi è alla ricerca di un aiuto.

Anche in questo ambito però una precisazione è d’obbligo: non è detto che chi è più in vista su internet sia anche un terapeuta migliore o più adatto a voi e alla vostra situazione, semplicemente è più capace di promuoversi in rete, o magari ha più fondi per finanziare meglio una campagna pubblicitaria online (questo lo dico anche contro il mio interesse dato che, se state leggendo questo articolo, è perché in qualche modo mi avete trovato…).

La possibilità di documentarsi sul professionista, accedere a contenuti, articoli, proposte, materiale online, ecc. permette di andare oltre la classifica di indicizzazione di Google (per quanto ormai molto affidabile circa la qualità dei siti trovati), per arrivare a conoscere direttamente la persona dietro il sito o la pagina social, capire il suo modo di lavorare, le tematiche che affronta più frequentemente e l’approccio usato.

Lo stesso discorso vale per blog, gruppi di discussione, associazioni a tema e centri specialistici: quanto più offrono la possibilità di conoscerli e capire come operano, tanto più permettono di farsi un’idea della possibile sintonia almeno in fase iniziale, a partire dalla quale si potrà effettuare poi il lavoro condiviso.

 

Le possibilità offerte sono sicuramente interessanti e benefiche: saperle riconoscere e interpretare è ciò che permette di coglierle in sicurezza.

2 Comments

  1. blank M.grazia ha detto:

    Molto interessante dottore ci sarebbe molto da dire….io nn sono stata particolarmente fortunata purtroppo..ma ho un carattere che nn generalizza e ho ancora fiducia nella figura che rappresentate….ora devo solo avere un po’ di fortuna e trovare qllo giusto che mi capisca e che abbia voglia di aiutarmi….

    • blank cboracchi ha detto:

      Purtroppo a volte può essere difficile riuscire a trovare la persona giusta con la quale ci si sente in sintonia e con cui si ha la possibilità di avviare un lavoro proficuo.
      è anche per questo che penso sia un’opportunità importante per chi esercita la nostra professione quella di iniziare a “presentarsi” con articoli, discussioni, condivisioni, ecc, per poter dare un op’ un’idea più concreta di chi si è e di come si affrontano le situazioni, informazioni certamente molto utili per chi si affaccia a cercare qualcuno che possa essergli di aiuto.
      Grazie del suo commento e continui a seguirmi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *