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Ottobre 17, 2016Cosa sono gli scatti di rabbia? Cosa fa in modo che un’emozione che dovrebbe difenderci diventi fonte di problemi?
“Cantami o Diva del Pelide Achille l’ira funesta” recita l’inizio dell’Iliade.
Una rabbia cieca e furibonda è il sentimento centrale di uno dei poemi conosciuti e studiati del mondo. Tuttavia per chi, come Achille, succede di precipitare in uno stato di ira esplosiva, raramente capita di trovarci qualcosa di poetico.
La rabbia è una delle emozioni più importanti (ma anche più controverse) del nostro mondo emotivo e relazionale, perché può diventare pericolosa tanto per chi la subisce, quanto per chi la esprime.
Soffocarla, negarla, scaricarla, reprimerla sono alcune delle modalità con cui viene gestita quando si temono lo conseguenze di sfogarla liberamente.
Per alcune persone però queste strade sono impossibili: la rabbia è un problema incontrollabile, di fronte al quale si sentono disarmate. Non la rabbia altrui. La propria stessa rabbia.
Il problema può manifestarsi anche solo in alcuni contesti, o solo con certe persone (magari quelle affettivamente più vicine), o magari solo in un certo momento della giornata o della vita.
“A un certo punto vedo rosso e non capisco più niente, e mi ritrovo in preda a una rabbia grandissima” è la sensazione che generalmente viene riportata.
Il termine clinico è “discontrollo della rabbia”, o “discontrollo degli impulsi” ed indica l’impossibilità o la forte difficoltà della persona nel controllare gli scatti d’ira, che possono sfociare in esplosioni verbali o anche fisiche.
Non rientrano in questa casistica quindi le situazioni di persone abitualmente violente o crudeli, che vedono nella prevaricazione dell’altro un modo di relazione legittimo.
Le persone che soffrono di scatti di rabbia “patologici” vengono identificate come “teste calde” o “un po’ fumine”, ma raramente come “cattive”, perché pur vedendo delle ragioni nelle proprie reazioni, spesso si vergognano molto per queste e vorrebbero riuscire a non averne.
Uno dei problemi maggiori legato agli scatti di rabbia è legato alle conseguenze che possono verificarsi anche quando sono sporadici: un singolo episodio di perdita di controllo può avere esiti drammatici anche irreparabili su persone, cose o relazioni sociali.
Ma cosa porta una persona ad avere scatti di rabbia? Come capire quando sono patologici?
Ovviamente, essendo la rabbia un’emozione universale, episodi di rabbia incontrollata possono capitare nella vita di tutti: momenti di stress fisico o mentale, momenti di vita particolarmente negativi o di scarsa lucidità possono concorrere a determinare perdite del controllo momentanee anche in persone che non hanno generalmente problemi nel gestire la propria aggressività.
Quando invece la cosa si presenta con una frequenza maggiore non è possibile attribuire il problema a circostanze casuali ma diventa necessario comprendere meglio la cosa.
Come orientarsi per capire se gli scatti di rabbia sono patologici o meno?
Le domande da farsi sono tre:
- Da quanto tempo si presenta il problema?
- In quali contesti capitano gli episodi di rabbia? È uno solo o pochi, o è un problema generalizzato?
- La rabbia provata è proporzionata alla situazione?
Per quanto banali possano sembrare queste domande, spesso la loro risposta può non essere così scontata perché chi vive la rabbia “da dentro” può avere una percezione molto diversa da chi la vede “da fuori”, spesso minimizzando o giustificando le proprie reazioni.
Focalizzarsi sul momento dell’esordio è fondamentale. La rabbia è infatti prima di tutto una reazione difensiva ad una situazione percepita come minacciosa o mortificante, contro la quale una parte di noi decide di scagliarsi: maggiore è la minaccia percepita, maggiore la reazione attivata.
Questo significa che se in un dato momento della vita si sono iniziate a provare reazioni incontrollabili di rabbia, significa che è aumentata la quota di minaccia percepita o perché sono cambiate alcune condizioni esterne, o perché è in qualche modo aumentata la nostra vulnerabilità.
È chiaro che queste semplici considerazioni rappresentano il lavoro di apertura di una partita per il cambiamento che può essere anche molto articolata.
Cosa fare? Come si può intervenire e prevenire problemi maggiori?
Spesso, a livello comunicativo, vengono proposti corsi per il controllo della rabbia o la gestione della rabbia: vere e proprie lezioni, a volte alternate a gruppi di sostegno reciproco, per apprendere strategie di gestione.
Certamente queste proposte possono essere utili, soprattutto per chi ha sperimentato questo problema per tutta la vita, magari perché per varie ragioni può aver avuto un contesto poco educante sulla rabbia, o perché ha avuto esperienza di violenze ripetute e legittimate. Persone a cui è stata data troppa importanza (per cui non hanno mai imparato a sopportare una frustrazione) o a cui non ne è stata data affatto (per cui hanno sempre dovuto, letteralmente, difendersi con le unghie e con i denti) possono trovarsi in questa casistica.
Generalmente tuttavia nell’esperienza di tutti sono state presenti persone che ci hanno mostrato “come si fa” a controllare la rabbia o gestirla efficacemente: il problema non è una mancanza di conoscenze, ma la possibilità di applicarle, di potersi trovare in un ruolo e una posizione relazionale in cui sono possibili altri modi di porsi.
Trovare queste possibilità è il cuore di un percorso di risoluzione.