Quelli che non riescono a lasciare
Gennaio 24, 2016La mente che mente. Smascherare le menzogne
Febbraio 15, 2016Il rapporto tra una coppia e le rispettive famiglie d’origine è da sempre un tema caldo, sul quale si concentrano rituali e tradizioni, leggende e barzellette.
Il problema della ridefinizione dei confini tra il nuovo nucleo composto da due partner e le loro famiglie è talmente comune e universale da essere un classico di commedie vecchie e nuove, vignette e film: chi ha apprezzato, tanto per citare uno dei titoli più famosi a riguardo, “Ti presento i miei”, sa di cosa sto parlando. Parlare di suocera e nuora (o suocera e genero…) significa nell’immaginario comune parlare di cane e gatto e, sebbene nella realtà dei fatti la situazione non sia ovviamente sempre così, è pur vero che anche nelle situazioni più riuscite qualche aggiustamento reciproco è sempre da mettere in conto.
Moltissimi i libri (o siti) della cosiddetta “psicologia pret a porter” (cioè quei manualetti della serie “come vivere felici e risolvere tutti i problemi in 10 regole”) esibiscono leggi universali per risolvere la questione (“la coppia deve difendere e tutelare i propri spazi vitali”, “intrusioni da parte delle famiglie estese sulla vita matrimoniale finiscono per minare alla radice la stabilità della coppia”, ecc.) che generalmente ottengono il solo effetto di aumentare la frustrazione di chi cerca invano di realizzarle. La situazione è sempre più complessa di quella considerata generalmente in questi pamphlet e tra volere qualcosa e riuscire ad attuarlo intercorrono sempre una serie di fattori.
La situazione attuale, infatti, non può prescindere da alcuni essenziali dati di fatto: difficoltà economiche, esigenze familiari, problemi di salute sono solo alcune delle ragioni che rendono impossibile per una coppia (o uno dei due coniugi) porre i limiti e le barriere illustrate come essenziali, se non a costi enormi dal punto di vista pratico o emotivo.
L’esempio più classico può essere quello di un figlio che nel momento in cui inizia ad avviare una vita di autonoma con una propria famiglia si trova a dover fronteggiare la malattia di un genitore, o a necessitare aiuto nell’accudimento di un bambino: situazioni cioè che legittimamente richiamano l’attenzione verso il proprio nucleo e la necessità di un osmosi con esso.
Il problema del rapporto “tra suocera e nuora” non è mai un problema a due, ma coinvolge sempre almeno un terzo, cioè il partner/figlio, che si trova al centro della questione con la responsabilità e necessità di gestire il territorio di confine tra i due nuclei a cui appartiene (ovviamente il medesimo discorso vale al variare del sesso dei soggetti: suocera e genero, suocero e nuora, suocero e genero).
In questo ambito più che mai le modalità che permettono di costruire un equilibrio stabile ed efficace variano da un caso all’altro, a seconda delle prassi proprie delle due famiglie d’origine e di quella costruita dalla nuova coppia.
Ogni arrangiamento offre vantaggi e svantaggi: autonomia e indipendenza da una parte, sostegno e aiuto dall’altra possono però tradursi anche in una faticosa solitudine o in un’intrusività fastidiosa che possono rappresentare un serio ostacolo alla serenità di coppia.
Quali aspetti privilegiare e quali mettere in secondo piano diventa determinante nella scelta della coppia, finendo al centro di discussioni e liti nel momento in cui le visioni divergono e non si giunge ad un accordo condiviso.
Riuscire a cogliere i reali significati in gioco dietro diventa determinante per comprendere possibilità e vincoli, richieste possibili ed impossibili per arrivare a costruire un nuovo equilibrio sostenibile per tutti.