“È un complotto!” Quando la paranoia diventa sociale
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Marzo 30, 2017Qualche volta vengono definiti “zerbini”, altre volte “carta da parati”, di fatto sono persone che sembrano essere disposte ad azzerarsi per una relazione nella quale vengono dominate dal partner.
I rapporti di questo tipo sono moltissimi e, pur con sfumature differenti, possono vedere uomini e donne in entrambe le posizioni in modo abbastanza equivalente.
Se alle donne viene chiesto generalmente di abnegarsi per questioni di carriera del marito, per gli uomini la sottomissione può riguardare generalmente questioni più inerenti all’organizzazione familiare, o la vita privata della coppia.
Tutte le coppie, per ovvie ragioni di convivenza, devono accordarsi attraverso compromessi per trovare un equilibrio reciproco, anche a costo di anteporre qualcosa dell’altro a noi stessi, “sacrificandosi” per amore. Il problema nasce quando questo sacrificio avviene sempre dalla stessa parte, con uno dei due partner che finisce per essere sempre più azzerato a vantaggio dell’altro.
Un tipo di rapporto di questo tipo viene generalmente definito “complementare”, perché le due persone interagenti mettono in atto comportamenti o ruoli “a somma zero”: tanto più uno aumenta, tanto più l’altro diminuisce (uno grida e l’altro si zittisce, uno si dedica al lavoro e l’altro allo svago, uno guadagna visibilità e prestigio e l’altro diventa invisibile ecc.).
Sia questo tipo di rapporto che quello opposto, chiamato “relazione simmetrica” (quella cioè in cui, per capirci, quando uno grida, l’altro cerca di gridare ancora più forte) fanno parte della vita di ciascuna coppia, e più in senso lato di qualsiasi sistema di soggetti in interazione.
Il problema, in entrambi i casi, sorge quando una di queste due modalità diventa unica e sistematica poiché in entrambi i casi la coppia (o il gruppo di persone) si avviano ad un’escalation nella quale si starà sempre peggio.
Come mai quindi alcune di queste relazioni riescono ad essere incredibilmente durature?
E come mai alcune persone finiscono sempre in relazioni di questo tipo?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo provare ad entrare maggiormente nella dinamica di una relazione di questo tipo, non soffermandoci all’apparenza.
L’apparenza in questo caso ci porta a vedere la persona in posizione down come una vittima schiacciata dall’altro (uno zerbino sotto lo schiacciasassi). Dall’interno, tuttavia, la percezione può essere molto più complessa e articolata.
Tanto per cominciare, chi si trova in posizione down ha spesso la percezione di essere in realtà il più forte della coppia, perché è quello che sopporta di più. Chi è più forte: lo schiacciasassi che pressa o lo zerbino che, per quanto schiacciato, resiste e sostiene il grosso macchinario?
Essere “colui che sopporta” diventa in questo caso una missione perché “in fondo se non lo sopporto io, non lo sopporta nessuno”.
Da questo può derivare anche la visione dei successi del partner come frutto anche della propria abnegazione alla causa e capacità di sacrificio.
La moglie di un chirurgo di successo, anche lei medico, mi raccontava in terapia che il marito aveva potuto dedicarsi ad una carriera di successo solo perché lei vi aveva rinunciato, sapendo che per lui questo obiettivo era molto più importante che per lei.
“Se lui è lì, è solo perché gliel’ho permesso io”.
Questo meccanismo fa sì che un rapporto così possa sostenersi per anni, fino ad arrivare ad un livello critico, se non interviene un meccanismo di senso opposto a riequilibrare il rapporto (ad esempio il chirurgo appena citato manifesta la propria gratitudine alla moglie in modo esplicito, oppure la moglie riesce a trovare un altro ambito nel quale eccellere rispetto al coniuge).
Le posizioni di un rapporto, infatti, sono sempre reciproche e, fatti salvo specifici casi particolari, molto più rari di quanto si creda, nessuno “schiacciasassi” può restare tale se non c’è uno “zerbino” a permetterglielo. Detto in altre parole, nessuno può essere dominante o direttivo se non perché qualcuno accetta di abnegarsi per lui (o lei).
Questo porta a rispondere anche all’altra domanda che ci ponevamo:
come mai alcune persone finiscono sempre per trovarsi in relazioni di questo tipo?
o perché non riescono ad interrompere relazioni che sembrano essere mortificanti per loro?
Di fatto per qualcuno essere nella posizione di chi sopporta il peso è fonte di grande valorizzazione personale, molto più che essere sotto i riflettori “pubblici”.
Le conseguenze di questo possono talvolta essere anche drammatiche, per altro, come ben sa chi lavora nei centri anti-violenza, nei quali il problema di molte donne si lega proprio alla ricerca costante di relazioni di questo tipo, in cui cercare di essere più forti del cattivo e fino a farlo diventare buono.
È impossibile in questa sede approfondire tutte le sfaccettature e le casistiche relative a questo tipo di problema, ciò che però mi pare importante definire è proprio questo aspetto di reciprocità che è sempre sotteso ad una relazione di questo tipo.
Riconoscere questo permette di aprire la strada ad una percezione nuova della situazione, e magari trovare un nuovo modo per affrontarla.
2 Comments
Sono un zerbino non riesco ad uscire da questa situazione. Vorrei vedicarmi solo per riscattare la mia stima che ho perso.
Carissima Tina, mi colpisce molto la decisione con cui si definisce in questo modo.
Ovviamente non ho modo di conoscere la sua situazione, né cosa intende quando scrive che le piacerebbe vendicarsi per potersi riscattare.
Mi permetto quindi solo di esprimere una semplice considerazione: il miglior riscatto non è la vendetta che lega ancora di più alla relazione che ci opprime, ma la libertà da relazioni tossiche e prevaricanti, senza le quali possiamo realizzare il nostro essere.
Un caro saluto